Il Mitilo o Cozza
Il mollusco si presenta con due valve nero violacee, con sfumature madreperlacee di forma ovoidale caratteristica. Il corpo del mollusco è morbido ed è ancorato alle valve da delle nervature bianche molto resistenti. Molto ricercato per la bontà delle sue carni, viene venduto comunemente in tutti i mercati ittici d’Italia ad un prezzo abbordabile. In natura la cozza abita la zona di marea delle scogliere basse, in folte colonie, sulla roccia ricoperta di alga bruna che offre il necessario supporto al bisso, l’organo del mollusco che ha il compito di tenerlo in posizione. In queste zone, è facile rifornirsi di esca senza particolare fatica ed è da consigliare come esca di elezione per questi luoghi.
La cozza è appetita dagli sparidi, Saraghi ed Orate, e da tutti i pescetti del sottoriva, come i labridi. Le Orate, specialmente, usano fare lauti banchetti sia nelle coltivazioni di tali molluschi, sia nel momento di alta marea direttamente sugli scogli. Per questo, la cozza viene anche usata come pastura per questo sparide, ripetendo per diversi giorni e sempre nello stesso posto l’opera di pasturazione con circa un chilogrammo di molluschi frantumati. Successivamente, potremo pescare a fondo o con la fissa, innescando una cozza intera montata con un amo del 5. La cozza è poi utilizzata in vari modi e con vari inneschi per insidiare gli sparidi.
In zone frequentate dalle Orate, si possono insidiare montandole su un terminale con pochissima piombatura, intere e sgusciate, oppure frantumando leggermente con una pietra il guscio, dopo aver inserito l’amo al suo interno. Il sistema è quello di scostare leggermente le valve facendo “slittare” il mollusco tra il pollice e l’indice ed infilando la punta del coltello tra le valve e facendo leva apriremo le valve quel tanto che basta ad infilare l’amo nel corpo del mollusco. Togliendo la punta del coltello, la cozza si richiuderà, tenendo dentro l’insidia. Un paio di ponderati colpi di pietra, incrineranno le valve facendo uscire i succhi interni del mollusco che attraggono irresistibilmente l’Orata. Per questa tecnica, si può anche utilizzare una tecnica tradizionale, la correntina, che prevede l’uso di una lenza a mano, senza piombo, lanciata sfruttando il solo peso dell’esca. Per gli ami, utilizzare un modello storto, di misura adeguata, in acciaio o, comunque, molto resistente.
Al Sarago è meglio presentare il mollusco sgusciato, cercando di presentarlo nel modo più naturale possibile. Per ottenere questo risultato è fondamentale estrarre il mollusco senza danni, operando sempre con il sistema dello “slittamento” tra il pollice e l’indice, infilando la punta del coltello e spingendo verso la valva superiore, cercando di tagliare i nervi bianchi che ancorano il mollusco alla valva. Liberato dalla prima valva, faremo lo stesso con la seconda, ottenendo il mollusco integro, pronto per l’innesco. L’amo da utilizzare va dal n. 8 al n. 4 a seconda della grandezza del mollusco.
Nel Rock Fishing la cozza viene utilizzata per armare finali che lavorano sul fondo, utilizzando la montatura con i gusci frantumati, oppure aprendo parzialmente una cozza ed infilandone un’altra, completamente sgusciata, cucita con l’amo ed infilata forzatamente dentro la prima. Poi richiuderemo un poco le valve, fermandole con qualche giro di filo legaesche. Avremo così un boccone di dimensioni maggiori, comunque parzialmente protetto dagli attacchi della minutaglia. Presentata così la cozza è interessante sia per tutti i Saraghi che per le Orate.
Sgusciata, può essere una buona esca anche per le Occhiate pescate con la canna fissa e galleggiante con mare in scaduta. Probabile, con questa tecnica, anche la cattura di qualche Boga, Menola e Sparlotto.
Le cozze non possono essere conservate a lungo; è possibile tenerle in frigo (non nel freezer) per un paio di giorni, avvolte in un panno bagnato in acqua di mare e chiuso in una busta di plastica. Se sgusciate, devono essere impiegate fresche, in quanto la surgelazione le ammorbidisce ulteriormente rendendole inutilizzabili.
La cozza, se reperibile in prossimità del luogo di pesca, può essere una formidabile alleata. Con la canna fissa può risultare determinante se innescata a trance, anche se la sua deperibilità è altissima. Da fondo necessita di una lunga preparazione: una volta separate perfettamente, con un coltello, le due conchiglie che la racchiudono e dopo aver fissato l’amo al mollusco, quest’ultimo deve essere nuovamente chiuso nell’originale guscio. Aiutandosi con un filo da inneschi e magari con della colla l’esca è pronta per insidiare le grosse Orate che, in quanto regine dei grufolatori, con i loro potenti denti possono frantumare qualsiasi conchiglia.