Speciale Surf Casting
(di Rinaldo Troiani)
Era una notte buia e tempestosa… Di solito i romanzi thriller iniziano così, ma quella sera non era nè buia nè tempestosa anzi era una di quelle sere di febbraio con il vento alle spalle, il mare piatto come uno specchio e un lunone pieno che mi guardava, ovviamente, dall’alto in basso chiedendomi cosa facevo su quella spiaggia desolata e gelida.
Sinceramente nella mia mente si stava formando la stessa domanda mentre non sentivo più le orecchie e i pendolini delle mie due canne non avevano nessuna intenzione di muoversi. Avevo avuto solamente, mezz’ora prima, una frenetica mangiata sulla canna innescata con un bel verme americano, risultato: un Gronghetto di 20 cm. Immediatamente rilasciato con sua enorme gioia e mia enorme delusione. L’aria si faceva sempre più fredda, ormai era ora di cambiare le esche posizionate precedentemente a distanze differenti: una al massimo del lancio consentitomi da una coda di sarda abbastanza grande e dallo 0,25 in bobina, l’altra senza forzare troppo il lancio con un’esca massiccia fatta da ¾ di sarda e una testa di calamaro. Mi sembra chiaro che puntavo a catturare il lungo amico di noi surfcaster.
Mentre recuperavo la canna lanciata più lontano con la coda dell’occhio vedo il pendolino dell’altra salire di pochi centimetri, tutto lasciava credere ad un’altra pompetta (vedi Grongo di piccole dimensioni), ma memore della mangiata avuta in precedenza tutt’altro che timida appoggiai la canna che stavo recuperando e presi in mano l’altra senza mettere troppo in tensione il filo. Attesi un momento per controllare se dall’altra parte ci fossero segni di vita ma tutto taceva, ferrai comunque risultato: canna bloccata, bocca spalancata, e un camioncino dall’altra parte del filo.
Appena riavutomi dalla sorpresa e sbloccata immediatamente la leva dell’antiritorno cominciai, non senza apprensione, a far cambiare direzione al suddetto camioncino che aveva deciso di andare in Sardegna. Lentamente, tenendo conto che il terminale era dello 0,30 brillato e l’amo della misura 1, l’autoveicolo in questione cominciò a venire dalla mia parte non senza esprimere tutta la sua contrarietà.
Dopo 15 minuti, sì avete letto bene: 15 minuti, cominciai a vedere lo shock leader di fibra aramidica uscire lentamente dall’acqua, io ero sfinito e il camioncino non aveva ancora finito la benzina e continuava a dare gas. Io con la canna parallela al terreno, per evitare di farmi tagliare il terminale dai denti del mio antagonista, come vidi 2 spire di shock in bobina cominciai ad arretrare senza avvolgere filo. Pian pianino portai il camioncino a parcheggiare sulla battigia, con una corsa gli arrivai sopra e senza pensarci, dato che non avevo il raffio, gli diedi due calci ben assestati. Non era un camioncino ma un Grongo grosso e lungo come un tubo di stufa che mi guardava con i suoi occhi languidi chiedendosi come mai si trovava sulla sabbia.
Lo pesai con la mia bilancia, 4,750 Kg, il più grosso della mia carriera alieutica.
Che premio pensate mi sia dato? Semplice ho dato la libertà, non senza qualche difficoltà, al mio amico sperando che se ne ricordi quando incontrerà i suoi colleghi e gli racconterà la sua avventura come io la sto raccontando a voi.
Morale:
1. Il pesce (in questo caso il Grongo ma vale per tutti) non necessariamente si trova a 200 metri dalla riva, ma spesso vi sta osservando da pochi metri.
2. Non bisogna avere paura, quando si tratta di Gronghi, di usare esche voluminose: il nostro amico è un gran mangione e una buona forchetta.
3. Non fidarsi mai delle mangiate timide e discrete, spesso i pesci più grandi e smaliziati non sono violenti.
4. Se non avete intenzione di mangiare il Grongo che avete catturato liberatelo, forse in questo modo non prenderemo più pompette.
Adesso però, scherzi a parte, tenterò di spiegare in maniera più tecnica possibile, come affronto la pesca mirata al nostro lungo amico.
Cominciamo parlando di quando tentare di catturare questa preda. Il Grongo è un predatore che si avvicina alla portata delle nostre esche prevalentemente durante i mesi invernali anche se si può catturare durante tutto l’anno, non ama molto il mare in burrasca ma sicuramente una media risacca ed un’acqua velata sono buoni auspici per la sua cattura, dato che approfitterà della confusione e della cattiva visibilità per avvicinarsi alle sue prede (in sostanza tutte) e sferrare il suo poderoso morso.
Personalmente utilizzo canne con potenza superiore ai 100 gr. Questo perché bisogna tenere conto delle esche, spesso voluminose e pesanti, utilizzate. Se immaginiamo di utilizzare un piombo da 150gr e una sarda intera che, anche se di piccole dimensioni, raggiunge tranquillamente i 30gr, abbiamo un totale di 180gr. Questo peso non recherà danno al nostro prezioso attrezzo ma sicuramente ne comprometterà la prestazione.
Per quanto riguarda il mulinello è bene utilizzare un attrezzo di buone dimensioni e capienza soprattutto dotato di un rapporto di recupero basso 4:1, dato che potremmo avere a che fare con un autoveicolo come quello descritto nel racconto.
La bobina dovrà essere caricata con un filo di dimensioni adeguate, mai al di sotto del 0,22 (se d’ottima qualità); l’ideale è lo Ø 0,25 garantendo robustezza e nel contempo non penalizzando eccessivamente la gittata.
Come montatura sono valide sia la montatura a bandiera (autoferrante) che la montatura scorrevole ma rigorosamente mono-amo.
Io utilizzo come terminale o un Ø 0,30 o un Ø 0,35 lungo 150 cm con una brillatura vicino all’amo di 10/15cm, ma si può salire tranquillamente fino allo Ø 0,60 soprattutto con acqua torbida. Ripeto il Grongo non fa complimenti specie se affamato.
L’apparato masticatore del simpatico serpentone non è certo tra i più delicati, anzi è potente e fornito di tanti piccoli taglienti dentini che non aspettano altro che il nostro filo e i nostri ami per farne scempio. Provate dopo aver catturato un esemplare di discrete dimensioni ad aprirgli la bocca con qualsiasi attrezzo, vedrete che quello che sto dichiarando corrisponde alla verità.
Per gli ami personalmente non scendo mai sotto la misura 1; non vi spaventate, anche un esemplare di 100 gr non avrà problemi ad ingoiarlo, in ogni caso le misure vanno da 1 a 2/0 di tipo a filo robusto e dalla punta affilata.
Veniamo alle esche: come già detto il menù è ampio ma le esche, a parte la sarda regina indiscussa di questa pesca, che hanno dimostrato sul campo la loro validità sono:
– Il calamaro montato sia intero, se di dimensioni ridotte, sia a trance (esca valida anche per la Spigola e la Razza);
– Il filetto di Cefalo montato come la sarda con la pelle rivolta all’interno e tenuto insieme dal filo elastico;
– Il confettino (a Roma: occhio di canna) montato da solo o in tandem.
Funzionano bene anche gli inneschi misti tra le esche appena citate: date largo alla fantasia.